Teramo, Pomante si racconta: dall'”inferno” Promozione alla risalita in Serie D

L’allenatore del Teramo, Marco Pomante, si è raccontato ai microfoni della nostra redazione aprendosi ad un’analisi dei due anni strepitosi e sottolineando l’entusiasmo che lo accompagna nella preparazione al ritorno in Serie D.

Il biennio non ha disatteso le aspettative sui biancorossi; il tecnico classe ’83 ha traghettato il diavolo dall'”inferno” calcistico della Promozione alle porte del “paradiso” professionistico. Sguardo al percorso del biennio; un bagaglio d’esperienza quantomeno atipico da portare nella nuova categoria, il rapporto con i giovani e i “senatori” del gruppo, tutto minuziosamente collegato dalla passione e il rispetto nei confronti dei tifosi, sempre presenti.

Tra motivazioni e ambizioni, Pomante si racconta a SportAbruzzo:

Giocatore e allenatore di categorie di un certo livello. Quanto le motivazioni, il coraggio e la convinzione hanno influito nella complicata scelta “teramana” di due anni fa?

Le motivazioni in un lavoro del genere sono fondamentali, e due anni fa la prospettiva di lavorare in una piazza importante come il Teramo ha influito molto. Il rischio era altissimo, molti ci davano per pazzi ad iniziare un percorso simile, hai tutto da perdere in quella situazione. Il tempo però mi ha dato ragione, sono stati due anni bellissimi, in città è tornato un entusiasmo incredibile e questo ti riempie di soddisfazione. E’ ovvio che fosse un rischio, ma nella vita bisogna rischiare, credere in se stessi e nelle proprie idee.

Idee coerenti e forti. Ma è stato complicato mantenere quelle idee tattiche, che sono parte delle squadre di Pomante, anche in categorie dove viene meno la preparazione per la partita?

Continuare a perseguire le proprie idee di calcio è fondamentale; però mi sento di dire che in questi due anni abbiamo incontrato squadre molto preparate tatticamente e giocatori molto forti a livello tecnico. Le due promozioni sono solo il punto di partenza ma non vanno sottovalutate, abbiamo lottato ogni partita contro avversari preparati e ci siamo sudati i nostri successi; certo la continuità di un’idea di gioco resta al centro del lavoro in ogni categoria.

A questo proposito, una squadra o un allenatore che è riuscito a stupirla, che meriti una menzione?

Fare dei nomi in particolare non è mai bello ma in questi due anni abbiamo affrontato tecnici di livello e squadre guidate molto bene. Allenatori di qualità che apprezzo anche a livello umano; penso a squadre guidate molto bene come la Torrese e l’Angolana. In più, gli stessi Bonati e Del Zotti, sono tecnici che meritano complimenti sinceri per il loro lavoro.

Cosa si porta da questi due anni nel bagaglio destinazione Serie D? E cosa manca per affrontarla al meglio?

Sono stati due anni splendidi, mi porto sicuramente l’entusiasmo delle vittorie e del supporto dei tifosi. Si è creato un ambiente speciale che merita di essere ricambiato con impegno e fame anche nella nuova categoria. Per l’anno prossimo deve essere questa la parola chiave: fame e voglia di affrontare le sfide. Sarà uno dei gironi più belli degli ultimi anni e quindi sarà complicato, ma bellissimo.

L’entusiasmo è dovuto a una squadra perfetta, quella dello scorso anno. Si lavora per migliorarla sugli esterni e tra i pali con dei fuori-quota?

La squadra merita tante conferme e so che si sta lavorando per quello; limare dei dettagli è fondamentale per competere in un girone di ferro. Si, i ruoli su cui si lavora sono quelli, sull’età non ci sono certezze ma si lavorerà per dei fuoriquota soprattutto in porta. Il denominatore comune deve rimanere la fame e la dedizione nei confronti di una piazza importante come quella di Teramo, anche per sopperire a un budget che è inferiore ad un paio di big della competizione.

A proposito di fuori-quota, il rapporto con i giovani nel lavoro dell’allenatore è fondamentale, la prima esperienza nella Juniores del Pineto quanto l’ha aiutata in questo?

Lavorare con i giovani è sempre bello. Iniziare con loro a Pineto ha posto le basi per il mio percorso; lì poi ho trovato un gruppo stupendo che mi ha permesso di esprimermi al meglio. Quando si lavora con passione si ottengono sempre i risultati, i giovani trasmettono la loro voglia di crescere e di dare tutto, con qualche giocatore più anziano il rapporto può essere diverso.

Giovani e “senatori” dello spogliatoio. Alcuni la seguono da tempo, con altri ci ha condiviso lo spogliatoio, quanto la aiutano gli “anziani”?

La componente esperta del gruppo squadra è fondamentale per vivere campionati di un certo livello. Ho la fortuna di avere Alfonso Pepe tra i miei, e direi che con lui c’è un rapporto che va oltre il legame sportivo. Rispetto e stima reciproca sono fondamentali per aiutarsi a vicenda, anche perché può non essere semplice il passaggio da un rapporto giocatore-giocatore ad una relazione di lavoro diversa come la nostra. A livello umano sono giocatori che danno tanto, poi sul campo ognuno deve meritarsi le opportunità, ma l’esperienza è una componente che non può mancare in Serie D.

Pepe è stato il primo a rinnovare, quanto sarebbe determinante fare lo stesso con giocatori come Sanseverino (il più impiegato) ed Esposito (centrocampista più prolifico lo scorso anno)?

Il rinnovo di Pepe è strameritato, così come lo meriterebbero i ragazzi che hai nominato. Sono giocatori fondamentali, hanno dato tutti una grande mano e la conferma la meritano in tanti; Ciccio Esposito lo conosco da molto, giocavamo insieme a Pineto, è stato importantissimo quest’anno. Non mi sto occupando dei rinnovi però, vedremo quindi che accadrà.

Rinnovo che lo Staff si è di certo meritato, la accompagnano da anni, è un po’ anche loro il successo in questo biennio?

Il loro aiuto è indispensabile. Nessun allenatore riuscirebbe a vincere da solo, ci sono momenti in cui non sei lucido, senti la pressione. Accogliere le obiezioni e condividere le idee di altri è solo qualcosa di positivo. Non voglio persone che mi diano sempre ragione e che facciano solo il mio volere. Il confronto e il lavoro del mio staff è al centro dei risultati ottenuti. Il mister Vincenzo Vespa ha condiviso questo percorso con me dall’inizio. Quest’anno si è aggiunto Davide Salvi, preparatore che ho conosciuto a Notaresco, così come il nuovo Match analyst.

Entusiasmo e spinta dei tifosi, sciogliere il nodo Bonolis in vista della Serie D può essere in cima alla lista dei desideri?

E’ un tema delicato ed estremamente complesso. Non mi sto informando molto a riguardo, ma di certo allenarsi in settimana nel nostro stadio farebbe la differenza. Abbiamo a disposizione il campo di San Nicolò ma la speranza è quella di allenarci in maniera continuativa nel nostro stadio. Lo merita questa squadra e questa città.

Tornando alle motivazioni con cui abbiamo iniziato la chiacchierata, la spinta che sente dentro è la stessa di due anni fa, o va smorzato un po’ l’entusiasmo in vista di un campionato di livello? L’asticella degli obiettivi può essere spostata in alto?

La spinta motivazionale è fortissima e non potrebbe essere altrimenti. Ci apprestiamo ad incontrare squadre forti, da vedere la situazione Ancona e Recanatese. L’entusiasmo però non va smorzato, il girone di ferro deve essere solo una motivazione e deve darci la fame necessaria per combattere e giocarci ogni partita. Parlare di obiettivi è difficile; dobbiamo ragionare partita dopo partita e dare il massimo in ogni occasione, sono certo che così potremmo toglierci molte soddisfazioni.

Per il futuro si vede ancora sulla panchina del Teramo? Permane la suggestione Pescara?

In questo momento devo pensare solo al Teramo e a questa gente, se lo meritano. Il sogno biancazzurro rimane e ovviamente fa piacere poterci sperare nel futuro, anche perché da giocatore ho dato tanto a quella maglia, l’ho amata e rispettata. Ora però bisogna rimanere con i piedi per terra e continuare a lavorare per il diavolo, la Serie D non è un punto di partenza.

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