“Mobbast”: riecco Roberto Cappellacci

Ha sempre ripudiato le false apparenze, lui che in panchina ama definirsi uno spirito libero. A L’Aquila è già ripartita l’era Cappellacci. “Voglio che le cose migliorino”, ha pronunciato nel suo primo nuovo giorno nel capoluogo. La carriera del trainer abruzzese parla da sé: tanta Serie B da calciatore, vittorie e promozioni, ben sette, da allenatore. Celebrato dalla società rossoblù come il tecnico della ripartenza, il primo a credere in un modello unico ed inedito di fare calcio. “Il calcio della gente”. Lui che proprio dalla sua gente ha iniziato la scalata pallonara, in quel di Tortoreto. Lì che fra la gente è facile ritrovarlo, che sia in un bar o a far la legna. Nella Tortoreto che profuma di mare, ha aperto anche uno storico ristorante dal nome “Mobbast“. E non chiedetegli a chi vorrebbe dire basta nel mondo del calcio, la risposta è scontata. Ai tempi del Cosenza rispondeva già così: “A tutti coloro i quali fanno calcio fidandosi di ladri e ruffiani. A tutti quelli che esasperano il movimento. Da parte un po’ di interessi economici, per riscoprire il gusto di un calcio genuino e libero“. La libertà che lo ha sempre guidato dentro e fuori dal campo, contraddistinguendolo in parole, atteggiamenti e modo di fare. E poi quel look inconfondibile: la barba lunga da intellettuale, i jeans al posto della tuta sociale e l’immancabile basco in lana. Ah, maledetta apparenza: Mi dispiace venir giudicato solo per l’apparenza e non per il lavoro che svolgo“, ha sempre professato. Ed allora è tempo di tornare a far parlare il campo. L’ultima esperienza a Fano due anni fa, ora è il momento propizio per una nuova sfida così avvincente ed ambiziosa. Da allenatore, ha sempre messo al primo posto il gioco per arrivare ai risultati, la via definita più gratificante. A pane e 4-3-3? “Nì”. Quello il modulo prediletto, soprattutto adesso che avrebbe le pedine giuste nello scacchiere aquilano. Cappellacci ha però dimostrato di sapersi sempre adattare alla rosa a propria disposizione, utilizzando anche sistemi di gioco diversi, come il 4-2-3-1 o il 4-4-2. Numeri a parte, fra due giorni c’è già una sfida importantissima. Il nuovo battesimo all’Italo-Acconcia contro il Sora, in una partita da vincere a tutti i costi. Sarà il solito Cappellacci? Probabilmente sì, lo conosciamo. I suoi tifosi sono pronti a riabbracciarlo, sperando torni il sereno.”Mobbast”: riecco Roberto Cappellacci.

Anche uno dei suoi storici ex compagni ai tempi del Palermo, oggi illustre allenatore, Gaetano Auteri, nutre un gran bel ricordo di Cappellacci: “Eravamo amici“, confessa alla nostra redazione.Un ragazzo d’oro e disponibile, anticonformista ed eccentrico nel look, ma estremamente ligio al lavoro e molto conformista verso i propri doveri di calciatore. E com’era in campo? “Un centrocampista forte, polivalente e tecnico, un grande cursore. Un aneddoto? Il “cirincincin” di mister Rumignani. Ai tempi del Palermo era un coro che cantavamo tutti insieme e che rappresentava il nostro inno di battaglia. Sulla nuova sfida che ora attende Cappellacci in panchina, conclude così: “Non ho seguito molto il suo percorso da allenatore, ma essendo un uomo intelligente e leale, sono sicuro che farà benissimo. Gli mando un caro saluto ed un grande in bocca al lupo”.

ALTRI ARTICOLI

CONDIVIDI L'ARTICOLO SUI SOCIAL

spot_img

ULTIMI ARTICOLI

P