Iniziò tutto da L’Aquila, intervista a Domenico Maietta

Dopo aver intervistato Moscardelli, vi ricorderete di Domenico Maietta, difensore classe ’82 dai nobili trascorsi nel nostro calcio. Cresciuto nelle giovanili della Juventus, si trasferisce giovanissimo nel 2001 a L’Aquila, a quei tempi in Serie C. Quella sfortunata esperienza durerà soltanto due settimane a causa di un brutto infortunio. Da lì sarà però in grado di ripartire in una lunga carriera divisa fra A e B, nella quale spiccano le esperienze a Verona, Bologna ed Empoli. Tanti i temi toccati, in una chiacchierata piacevole, sincera e passionale.

PARENTESI L’AQUILA
La mia avventura fra i professionisti è iniziata a L’Aquila. Una parentesi sfortunata, durata soltanto due settimane. In preparazione infatti sentii un forte fastidio al ginocchio destro e, ritornato alla Juventus, segnalarono un problema al tendine rotuleo. Mi hanno operato e quell’anno sono stato fuori per tutta la stagione. Un vero peccato, perché ero arrivato a L’Aquila con tanto entusiasmo dal settore giovanile bianconero.

IN VISTA DEL DERBY
Spero vivamente che L’Aquila risorga come città e come squadra. E’ il capoluogo d’Abruzzo, un punto di riferimento. Tiferò L’Aquila perché è stato il mio primo passo da professionista che non dimenticherò. Un grande in bocca al lupo di cuore ai tifosi rossoblù.

ZEMAN E GASPERINI
In carriera ho avuto diversi tecnici importanti. Fra questi Zeman e Gasperini. Con Zeman non ho avuto un gran rapporto. Ad Avellino giocai soltanto sei mesi trasferendomi a gennaio al Perugia nell’affare Miccoli. Per un difensore non è bellissimo, ma con Zdenek è così: o bene bene, o male male. Con Gasperini tutt’altra cosa. Mi ha allenato otto anni, sei alla Juventus e due al Crotone. E’ una persona dal carattere forte, abbastanza focoso, siamo simili. Mi ci sono trovato benissimo, in campo e fuori, era già avanti a quei tempi. Mi voleva portare anche al Genoa, poi non se ne fece nulla.

IL PESCARA DI ZEMAN
L’ho affrontato da avversario con il Verona. Era una gran bella squadra, con Verratti, Insigne, Immobile e Caprari. Giocavano ad alta intensità, meritando la promozione. Ricordo la prima di campionato al Bentegodi contro il Delfino, perdemmo 2-1. Rimanemmo stupiti per il loro modo di giocare. Al ritorno all’Adriatico ero squalificato. Fu una gran bella annata anche per noi, potevamo vincere i play-off se non fosse per quel rigore negato contro il Varese.

LA FINALE DI BOLOGNA
Ho riaffrontato il Pescara anche con la maglia del Bologna. Ricordo benissimo la finale play-off del 2015 al Dall’Ara. Nella semifinale con l’Avellino mi ruppi il menisco esterno, dovevo saltare la finale. Ho fatto di tutto per giocare con le infiltrazioni. Anche Matuzalém era strappato e giocò ugualmente. Lì la fortuna ci venne incontro, ripagando tutti gli sforzi compiuti durante l’anno. La traversa di Melchiorri ci ha un po’ aiutato, era una partita completamente aperta dove potevano vincere entrambe le squadre. Ho avuto comunque modo di rincontrare nuovamente il Pescara in Serie A due anni dopo.

IL PRESENTE
Oggi? Collaboro con un po’ di procuratori. Il mio sogno, però, è aprire un centro sportivo privato qui a Bologna. Spero di realizzarlo presto. Sarà un centro polivalente, con campi da padel e calcio, la palestra, la piscina e il ristorante. Sto ultimando tutte le pratiche, mi auguro di riuscirci per la prossima estate.

In bocca al lupo di cuore, Domenico!
Si ringrazia anche Matteo Brama per la concessione della bellissima foto nell’articolo.

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