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Mai mollare con l’Abruzzo nel cuore, intervista ad Edoardo Ferrante

Lunedì sarà la volta di RecanatesePineto, le due compagini rivelazione del Girone B di Serie C. Nella retroguardia dei giallorossi ci sarà Edoardo Ferrante, difensore classe ’91 da ormai quattro stagioni a Recanati. Lui, abruzzese DOC, nato ad Atri ed originario di Arsita, in provincia di Teramo. Proprio dalla Valfino è cominciato il suo percorso calcistico, fatto di sali e scendi che lo hanno condotto fra i professionisti. Ed è proprio con lui che è cominciata anche la nostra rubrica di Ci siamo, la finestra sulla Serie C a cui daremo settimanalmente spazio tramite dirette Facebook sulla nostra pagina.

Sono molto legato alla mia terra, al mio paese ed all’Abruzzo“, esordisce Edoardo. “La sensazione che ho dall’esterno è che se ne parli troppo poco. Ritengo ci siano delle società e dei giocatori che meritino maggiore visibilità“. Ferrante oggi è anche presidente della Pro Loco di Arsita e si muove attivamente per lo sviluppo del territorio. “E’ come se mi sentissi sempre debitore nei confronti di Arsita“, confessa. “Sono andato via di casa subito, ma se sono diventato quello di oggi, è anche grazie alla mentalità di paese e della mia comunità. L’essere presidente della Pro Loco è un modo per sdebitarmi. E’ un’esperienza impegnativa, che mi porta a confrontarmi con le istituzioni ed a volte a parlare in ‘politichese’. In maniera ridotta, sento un po’ quella adrenalina che percepisco in campo“.

Lui, che da bambino andava a vedere Giulianova e Teramo allo stadio ed il Pescara nelle domeniche di festa. Eppure, il rapporto con il calcio non è stato amore a prima vista. “Fino all’età di otto o nove anni, non facevo altro che giocare alle costruzioni e ai Lego. Mio padre provava a farmi giocare col pallone, ma lo ripudiavo completamente. Fondata la prima scuola calcio ad Arsita, ho cominciato a muovere i primi passi ed attirare le attenzioni di altri settori giovanili regionali. Da lì in poi è stato un crescendo“.

In una carriera che si è rivelata altalenante. “Una montagna russa“, la definisce lui. “Sono salito e sceso di categoria. A tratti è stato nauseante. Quando sono finalmente arrivato in Serie C, ho capito che poteva essere un campionato su misura per me. Mi sento di consigliare di non mollare mai. Se ci si crede, l’occasione arriva sempre“. In un calcio in continua evoluzione, inoltre, Edoardo ha le idee molto chiare: “Adesso si pensa soprattutto ad essere belli sul piano estetico. Io ritengo invece che il difensore debba prima di tutto difendere“.

Ora si prepara ad affrontare il Pineto, dopo aver già battuto a domicilio il Pescara davanti a molti amici e compaesani. “Quella è stata una serata strana. Avevo accumulato talmente tanta tensione, che quasi non sono riuscito a godermela. Avevo sempre visto il Pescara da lontano, all’Adriatico soltanto per i concerti. Era come se fossi in una bolla, qualche giorno dopo me la sono goduto meglio“. Adesso la concentrazione è rivolta agli altri biancazzurri, quelli guidati da mister Amaolo, per cui Edoardo nutre molto rispetto: “Di Pineto posso soltanto parlare bene. Ho un bel rapporto con il presidente, scambiamo messaggi nei quali non parliamo mai di calcio, magari di musica. Entrambi suoniamo: lui però è un batterista vero, io un po’ meno (ride, ndr). Ho un ottimo rapporto anche con Amaolo, lo vedo spesso in treno e parliamo“.

E poi c’è il campo, arbitro supremo di lunedì, in una gara che vedrà impegnate due compagini esempio di programmazione. “Entrambi stiamo facendo un gran campionato. Non mi stupisce. Noi abbiamo una bella rosa, fatta di persone di qualità umana e calcistica. E poi Pagliari e Amaolo, due allenatori che rispetto e che si rispettano“. Un po’ di sorpresa nell’essere a pari punti con il Pescara, però, emerge anche dalle sue parole: “Non l’avrei immaginato, credendo in un Pescara più in alto in classifica. Di certo avrei pensato alla Recanatese già nella griglia play-off“. L’occhio di riguardo nei confronti del Pineto si spinge oltre: “Dirò forse un’eresia, ma vedo il Pineto più attrezzato rispetto al Pescara. Affronteremo una squadra con dei calciatori forti. Mi vengono in mente Volpicelli, Amadio, De Santis, Marafini e Ingrosso. Giocatori a cui la Serie C va quasi stretta. E poi è un gruppo che resta in partita fino alla fine e realizza diversi gol oltre il novantesimo. Quasi da squadra inglese“.

Occhio, dunque, Recanatese. Perché l’avversario è di quelli più spigolosi. In una gara che sarà ancor più speciale nel ritorno al Mariani-Pavone: “Lì verranno di nuovo a vedermi tanti compaesani, sarà bellissimo“, sorride Edoardo. “Lunedì i tifosi abruzzesi mi guarderanno con gli occhi da avversario, ma spero siano tutte persone con le quali andare poi al bar, a ridere e scherzare“.

Perché l’Abruzzo resterà per sempre nel cuore e nei pensieri di Ferrante, che in fin dei conti non si è mai poi spostato più di tanto dai suoi affetti. “Ho sempre preferito rimanere attorno a casa, Recanati è il punto più lontano in cui sono andato a giocare. Qui adesso ho trovato una dimensione giusta con determinati stimoli“.

E sul futuro? “Mi piacerebbe riavvicinarmi prima o poi nella nostra regione, chiudendo la carriera in una squadra vicino Arsita, anche di bassa categoria. Sarebbe un bel modo per ringraziare la mia terra“.

L’epilogo della chiacchierata, poi, è un augurio di cuore a cui noi tutti ci associamo: “Mi piacerebbe se la Lega di Serie C riesca ad organizzare un minuto di silenzio o di rumore per ricordare le vittime di femminicidio. Non soltanto il rossetto sul viso, ma qualcosa di più concreto e pratico che faccia maggior clamore“.

Grazie Edoardo, forte e gentile. Come la nostra terra.
Qui l’intervista integrale: Ci siamo con Edoardo Ferrante

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