Eterno Di Camillo: il gol, gli occhi commossi e quella corsa sfrenata

Alla faccia della carta d’identità. Quella corsa sfrenata verso la panchina sembrava quella di un bambino alla prima gara ufficiale. Invece di reti, e di partite, ne ha fatte tante Daniele Di Camillo, con le maglie di Rosetana, Montesilvano, Atessa, Castel di Sangro, Giulianova, Renato Curi Angolana e infine, da sette anni, a Spoltore, la sua seconda casa. E quell’abbraccio dice tutto sull’uomo: oggi più che mai. Alla soglia delle 39 primavere Di Camillo ha dimostrato ancora una volta di essere un professionista dalle indiscusse qualità, non solo tecniche. Non segnava in campionato da oltre tre anni. In venti giorni ha scritto il suo nome sul tabellino in due occasioni: contro L’Aquila (su rigore), nella gara persa 2-1, e domenica scorsa contro la Torrese. Quest’ultimo gol di vitale importanza. Lo Spoltore perde in casa 1-0 e ad inizio ripresa è rimasto in inferiorità numerica. Poi al minuto 55 arriva quel calcio d’angolo: la traiettoria è perfetta, l’elevazione e l’inzuccata pure. La palla entra e Di Camillo inizia a correre, schivando l’abbraccio dei compagni, verso il suo ‘secondo’ e amico fraterno Alessandro Morelli. Un gol che regala un punto che tiene ancorato lo Spoltore alla zona play-out. Dopo le sconfitte contro L’Aquila e Giulianova la classifica si era fatta deficitaria. Ci ha pensato il suo condottiero a risollevare le sorti della sua squadra. Dall’8 febbraio 2022 è stato promosso ad allenatore-giocatore. Ha ricoperto il doppio ruolo con la solita professionalità. Poche parole ma tanti fatti. Nella scorsa stagione è riuscito a portare lo Spoltore ad una salvezza che per molti era impensabile. Contro ogni pronostico. Ma lui ci ha sempre creduto. Nella prima parte di questa stagione ha guidato i suoi dalla panchina. Ma prima è arrivato il K.O. di Francesco Di Renzo, poi, a mercato chiuso, quello di Nicholas Sborgia. Lo Spoltore si ritrova improvvisamente senza un centrocampista centrale. Piuttosto che piangersi addosso l’eterno numero quattro infila gli scarpini e torna in campo. Il cammino non è semplice, sembra addirittura più arduo dello scorso campionato. Ma Di Camillo ci crede e continua a lottare su ogni pallone, da vero leader. Per dirla alla Baresil’impossibilità di essere normale. Quel gol realizzato domenica scorsa racchiude una storia, una carriera, un percorso di chi non vuole dire basta. Di chi non ce la fa. E perché mai dovrebbe?

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